Nota dell'autrice:
Questa ff nasce come un esperimento narrativo e stilistico….naaaaa ma che dico…nasce invece dalla voglia di far coincidere presente e passato…e come ho detto ad Alex…pensare che queste due dimensioni temporali sono unite…un tutt’uno, come dire che Oscar sono sempre qui, nella nostra nostalgia, e lì nella fantasia dei nostri ricordi…
Tutto qui… ^_^
Lo Specchio Addormentato
VII° parte
 
 
L’arrivo delle cinque sorelle aveva inondato la casa di una confusione e allegria a cui Oscar aveva difficoltà ad abituarsi…soprattutto per colpa dei suoi nipotini…lei era al centro dell’attenzione della loro insaziabile curiosità…la maggior parte li aveva visti in fasce anni addietro ed ora se li ritrovava fra le gambe che correvano e che la tempestavano di mille domande…
Oscar tentava di sgattaiolare il più delle volte…ma un pomeriggio MarieAnne…
era la sorella che più le assomigliava…aveva pochi anni di differenza…potevano essere gemelle…
“Oscar…dove credi di andare?”
“Anne…sei tu…pensavo di andare a fare una cavalcata …”
“Si direbbe che te ne stai scappando…”
MarieAnne non temeva gli scatti d’ira della sorella minore…le si rivolgeva con una franchezza assoluta e questo, la maggior parte delle volte, metteva Oscar in difficoltà…ma ormai aveva abbassato le armi…quei giorni in Normandia…i mesi passati l’avevano resa l’ombra di se stessa…la sua luce era come spenta…era come il sole senza la luna…il giorno senza la notte…Oscar era senza Andrè…
Tutte ormai sapevano che Andrè era andato via…non ne sapevano magari la ragione..ma non ce n’era bisogno…anche perché l’argomento era “zona di guerra”…
AnneMarie aveva intuito i sentimenti di Andrè molto tempo prima…la sola che non si era mai accorta di nulla era solo Oscar…ed ora era troppo tardi…
“No…Anne…è che mi manca la tranquillità…i tuoi figli sono vivaci…”
“Ah Oscar…è così?….ma non ti ricordi com’eri tu alla loro età…sono dei Jarjayes come te!”
Risero entrambe…
“Oscar…mi sei mancata…”
“Anche tu…” stava già dirigendosi alle scuderie…non voleva mostrare alla sorella la lacrima che le sgorgava dal cuore…
“aspetta Oscar…aspettami…torno fra pochi minuti…”
“Anne…”Oscar  tentò di trattenerla…ma la sorella era già rientrata…
Dovrò aspettarla…si diresse comunque alla scuderie…per sellarsi il cavallo…da quando Andrè se era andato preferiva farlo da sola…era come se in quel gesto…lo ritrovasse…
Stava sistemando gli ultimi finimenti…quando vide in contro luce una figura slanciata…
“Oscar…ti toccherà sellare anche un altro cavallo…”
La donna non credeva ai propri occhi…era come guardarsi allo specchio…MarieAnne indossava dei suoi vestiti…maschili…
“Anne…”
“Non fare quella faccia, sorella mia,  credi che tu sia la sola donna della famiglia che sappia cavalcare…sai ho un marito inglese…e la caccia alla volpe non si fa in carrozza!”
Uscirono dalla scuderia...e si lanciarono al galoppo…Oscar era sbalordita dalla sorella maggiore…in quel momento si immaginò una vita diversa…quella che avrebbe potuto avere….
“Oscar…fermiamoci…”
“Sei stanca?…Perdonami…”
“No assolutamente…ma noi…dobbiamo parlare”
Anne era già scesa da cavallo…ed il suo viso era calmo ma serio…
e adesso?
“Siediti…”
Oscar ubbidì senza fiatare…era stranamente preoccupata…
“Lo sai che sono sempre stata l’unica che ti abbia detto le cose così come stavano…lo sai?”
“Sì…ma…”
“Pazienta…ora capirai…Oscar…la mamma ti ha fatto venire qui non solo per godersi questi giorni con noi…averci tutte insieme..ma per darti una possibilità…perché tu la potessi perdonare…e perché potessi perdonare tutte noi…e te stessa…”
Oscar ascoltava ogni parola..e aveva capito che quella conversazione…sarebbe stata un duello che avrebbe scuramente perso…
“Sorella mia…devi perdonare la nostra vigliaccheria…nessuna si oppose mai a nostro padre..e tu sei stata condannata a fare una vita da uomo…è stato ingiusto e crudele…”
“Anne…presi comunque io la decisione di diventare un soldato…”
“Non è vero…e lo sai!”
“Anne…”
Oscar si alzò …
“Fuggi?”
Lo sguardo feroce che investì la sorella avrebbe intimorito chiunque…Oscar era furiosa…ma cosa volete da me??
“Non sei stanca?”….le stesse parole di mia madre…
“Stanca di cosa…sono qui in vacanza mentre i miei soldati pattugliano Parigi…questo non è il mio posto!”
“Questo forse è vero…non saresti mai stata una donna come le altre…”
La rabbia stava per esplodere…quelle parole le ricordavano altre parole…quelle parole…una rosa…è una rosa…in quel momento…di fronte a lei…non c’era più la sorella ma lo sguardo vuoto e disperato di Andrè…senza neanche accorgersi rifece quel gesto…prese per la camicia la sorella strattonandola…
“Che cosa vuoi dire! Parla!”
MarieAnne era calmissima…
“Dico che devi smettere di fuggire…o se devi fuggire…”
“Cosa?”
Oscar era disperata e fuori di sé…la sua maschera era caduta…l’immagine di un’altra se stessa che le diceva quelle frasi…la fece crollare…
“Dillo..Oscar…dillo…di’ il tuo nome…dimmi chi sei”
Oscar…non ascoltava più…vedeva il volto della sorella…era lei…vide la sua serenità…la serenità che le proveniva da dentro…da fondo del suo cuore…del suo ventre che aveva accolto l’amore di un uomo e che aveva generato delle vite…vide…la sua vita…con Andrè…e la disperazione di saperlo lontano, per colpa sua, la fece scoppiare in lacrime…si accasciò in ginocchio…
“Una rosa bianca”….Oscar pronunciò solo queste parole…
Anne abbracciò la sorella che si aggrappò a lei…le accarezzava i capelli biondi le asciugava le lacrime dal viso…bello e delicato…
“Sì Oscar…sei una rosa bianca…la sua…”

***
La giovane Rosalie era appoggiata alla staccionata…e osservava da alcune ore quell’uomo che si  stava occupando del suo nuovo cavallo…si era tolto il berretto e la giacca, la sua bellezza dissimulata dalla barba esplodeva in quei gesti decisi e delicati allo stesso tempo…il cavallo… come d’incanto si era calmato…era straordinario…
“Rosalie…vieni tocca te…io ho finito…”
“Cosa?…Devo montarlo?”
“Certo…la gara è vicina…dovrai impegnarti con lui..ma andrà tutto bene”
L’uomo rimase a controllare la situazione per una mezz’ora…notò che Rosalie era un’ottima atleta…lei aveva fatto un buon lavoro…andò ad aprirle il cancello del recinto ..
“Dai Rosalie…fatti un bel giro…!”
La giovane non se lo fece ripetere due volte e si lanciò verso i prati al galoppo…l’uomo era di nuovo solo…il suo pensiero era sempre rivolto alla casa…
Chissà se la chiave è sempre al suo posto?
Il desiderio di rivedere quelle stanze, riassaporare quel profumo …tutto era un richiamo a cui non sapeva opporsi…
La chiave della porta sul retro era al suo posto…entrò…ogni cosa era rimasta al suo posto…il tempo non sembrava essere passato…di stanza in stanza…di ricordo in ricordo…di lacrima in lacrima…arrivò alla porta di quella che era stata la sua stanza…non si era mai posto il problema di che cosa lei avesse fatto dei suoi effetti personali…non sapeva neanche se avrebbe trovato ancora qualcosa che gli appartenesse…girò la maniglia…la stanza era buia…trovò meccanicamente l’interruttore…
È tutto come l’ho lasciato…tutto al suo posto…era stupito…ma era felice…era come se in quella casa lui ci fosse sempre stato…o forse…per rabbia…non ha voluto saperne di occuparsi delle mie cose…sarà così…altrimenti perché lasciare tutto come prima?…
L’uomo si sedette sul letto…non voleva pensare a quello che avrebbe dovuto fare…alla fine lui aveva preso la sua decisione mesi fa, quando se ne era andato, ormai era un fantasma per lei…tornare di punto in bianco…per poi fare cosa? Prendermi le mie cose…che restino qui…
Si sentì estraneo in quella stanza…alzandosi dal letto…non notò una cosa…uscì dalla stanza e chiuse dietro di sé quella porta…chiuse gli occhi e trattenne il respiro…sperava che il dolore sarebbe passato…
Non notò una cosa…sottile…quasi invisibile…dorata…un lungo capello biondo sul suo guanciale…
Era ancora appoggiato alla porta…il corridoio era lungo e illuminato da un ampia finestra sul fondo…la scala che portava di sopra era lì accanto…la sua stanza…
Sentire il suo profumo…poi andrò via…di corsa fece le scale…gli scalini a due a due…
A distanza di mesi entrambi fecero gli stessi gesti…
L’uomo entrò nella stanza della sua donna…il suo profumo delicato e discreto era ovunque…ne fu quasi stordito…si guardò attorno…la scrivania…il piano…l’armadio…una camicia lasciata su una sedia…e poi lo vide…lo specchio…infranto…qualche pezzo era ancora ancorato alla cornice…ricordò il pugno violento…uno strano dolore all’occhio…il suo viso impaurito…il sangue  sulla mano, sul viso…poi vide i frammenti appoggiati sul davanzale della finestra…ma cosa significa?...
I ricordi lo sfinirono…il sole stava tramontando…la luce rossastra si riflesse in un angolo dello specchio…illuminò il fondo della stanza…il suo letto…e come aveva fatto lei…molte volte in quei mesi anche egli si sedette…appoggiò la testa sul cuscino…ne assaporò il profumo…una lacrima…e uscì dalla stanza scappando da se stesso…
Il parco antistante la casa era immerso nel silenzio…l’uomo pensò che Rosalie fosse ancora fuori…non voleva farsi trovare…tum….tum…tum…ancora quel rumore ossessivo…il mio cavallo…non poteva andarsene…si diresse verso quella stalla isolata…
Il cavallo era sporco…spaventosamente dimagrito…guarda cosa ti ho fatto!…lo sguardo assente…e continuava a sbattere la zampa contro una parete, sempre, senza sosta…era anche ferito…
L’uomo si avvicinò lentamente…il cavallo smise…alzò la testa…ed il suo sguardo tornò vivo…ti guarirò…te lo devo…

 
Fine 7° parte
                                                                                                                                   Mik

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